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Mi sento svenire” è una frase estremamente tipica e ricorrente in chi soffre di attacchi di panico. Ovviamente è una sintomo molto più trasversale che ha alla radice tantissime possibili cause differenti. Capiamo un pò di più.

Lo svenimento è una momentanea perdita di coscienza causata da una diminuzione repentina dell’afflusso di sangue al cervello.

E’ molto importante, quando si parla di sensazione di svenimento, distinguere la sincope dalla lipotimia. Sono entrambi episodi in cui la persona ha la percezione improvvisa di poter perdere i sensi, sono accomunate da alcuni particolari sintomi quali tachicardia, giramento di testa, nausea, debolezza agli arti inferiori….la differenza sostanziale, però, è che nella sincope c’è una reale perdita di coscienza, seppur per brevissimo tempo, nella lipotimia invece questo non accade mai, si rimane sempre coscienti.

Cause

Essendo entrambe esperienze che possono avere moltissime spiegazioni diagnostiche (possono avere a che fare infatti con problemi cardiaci, problemi pressori, problemi neurologici, problemi gastrici, eventi esterni quali fonti di forte calore, sforzi eccessivi, alzarsi improvvisamente…) l’iter clinico procede per esclusione. Quasi sempre si verifica lo stato clinico delle funzioni vitali più importanti e solo in un secondo momento si introduce anche l’ipotesi che queste sensazioni di svenimento possano avere origine psicologica, essere correlate a stress e stati ansiosi (attacchi di panico svenimento o ansia) .

svenimenti improvvisi

Qualora venga confermata l’origine ansiosa di queste esperienze ci sono alcuni punti su cui è utile soffermarsi:

  • Più temo di svenire più aumento le probabilità di sentirmi proprio sul punto che accada
  • Più controllo ogni sintomo per accertarmi e cercare di controllare i segnali del mio corpo che mi allertano del possibile svenimento più sono proprio io ad alterarli e a provocarli
  • Più inizio ad evitare ogni possibile situazione in cui potrei svenire ( luoghi affollati, luoghi solitari, viaggi, feste…ecc…) più dico a me stesso e alla mia mente che il problema esiste e che io non sono in grado di affrontarlo…creo un mostro sempre più grande proprio cercando di proteggermi da esso

La paura di svenire può diventare una vera e propria condizione di ansia e fobia che porta a vivere sempre sull’orlo della tensione da panico.

Il senso comune ci porta ad affrontare questa paura attraverso due soluzioni immediate: il controllo costante di tutti i sintomi, come se avessimo sempre un faro puntato su di noi per verificare ogni minimo segnale anomalo, e l’evitamento delle situazioni che ci spaventano.

Mettere in atto in maniera costante queste due strategie ci porta, con il tempo, ad un peggioramento dei sintomi stessi e alla costruzione di un vero e proprio disturbo di panico.

Svenimenti Improvvisi Adolescenti

Una particolare fase della vita in cui è dimostrato che aumenti l’incidenza di possibili svenimenti improvvisi è l’adolescenza. In modo particolare nella fascia di età che va tra i 12 e i 18 anni. Nella maggior parte dei casi si tratta di una sincope “benigna” non legata a problemi cardiaci, viene denominata “sincope vaso vagale” e sembra essere legata a momenti di forte stress emotivi o fisici che fungono da fattori scatenanti per una momentanea alterazione del sistema nervoso e parasimpatico.

E’ , appunto, una forma benigna che tende a scomparire con l’età. In ogni caso, quando ci si trova di fronte ad eventi di svenimenti improvvisi nei bambini e negli adolescenti è sempre necessario rivolgersi al medico che procederà con le adeguate prassi di approfondimento. Le ripetute esperienze di svenimento possono indurre una percezione fobica legata alla “paura di svenire” che, se non ben gestita, può portare a costruire un disturbo d’ansia e panico.

Cosa fare?

E’ necessario “invertire la rotta” e, nella maggior parte dei casi, non è possibile farlo da soli ( altrimenti l’avremmo già fatto!) perché la paura è sempre molto più forte di ogni tipo di sforzo volontario e razionale.

La terapia breve strategica che si effettua con lo psicologo, con appositi strumenti, porta le persone ad affrontare il problema in maniera completamente diversa all’interno di un percorso graduale e protetto. La persona, piano piano, riesce a sperimentare un nuovo modo di affrontare la paura e fa esperienza di come essa sia molto meno “spaventosa” e “radicata” di quanto sino ad ora l’abbia percepita.

Testimonianze

Incontro G. un pomeriggio di più di due anni fa, ha preso appuntamento su consiglio del suo medico di base dopo una serie di accertamenti risultati tutti negativi. G. da qualche tempo si sente spesso sul “punto di svenire” .

La prima volta che ha avuto questa esperienza si trovava in un mercato e, nel giro di pochi minuti, si è ritrovata per terra con forti giramenti di testa, tachicardia e sudorazione…non ha perso completamente coscienza e il tutto è rientrato in pochi minuti e archiviato come un brusco calo di pressione.
La cosa è accaduta nuovamente nei giorni successivi senza però mai perdere l’equilibrio e cadere a terra nuovamente, ma G. fortemente toccata e impaurita dal primo episodio, ha iniziato a temere il suo ripresentarsi.

Nel mentre effettuava gli accertamenti indicati dal suo medico, proprio per ridurre la possibilità di ritrovarsi in situazioni simili, si è messa in malattia per un periodo, ha iniziato ad uscire di casa sole se accompagnata e per brevi tratti e , anche quando al “sicuro” fra le mura domestiche, non riesce più a vivere senza una sorta di “ansia” che l’accompagna e che si rafforza ad ogni piccolo segnale del suo corpo da lei considerato “anomalo” (respirazione o battito accelerati, sudorazione, stanchezza, giramento di testa…). G. inizia a pensare di non rientrare al lavoro e questo la spaventa al punto da rendersi conto che non è più in grado di gestire da sola il problema e, come detto, consigliata anche dal suo medico, chiama per prendere un appuntamento.

Il percorso inizia in maniera molto graduale perché G. è davvero tanto spaventata e mi dice, con estrema sincerità, che non è sicura di riuscire a seguire gli esercizi che le darò perché teme siamo troppo esigenti. La rassicuro spiegandole che se è vero che il protocollo per questi casi è formato da una serie di passaggi testati e ben definiti, la velocità con la quale ci muoveremo per applicarlo la stabiliremo proprio rispettando le sue difficoltà ed esigenze…per cui le dò le prime due specifiche indicazioni per i casi di questo genere e le dico che a seconda di come lei reagirà stabiliremo la velocità dell’intervento.

G. torna un pochino più tranquilla dicendo che i primi giorni ha evitato anche di seguire le mie indicazioni per paura che la destabilizzassero, poi , riflettendoci, ha deciso di fare qualche piccolo tentativo e vedendo che non solo non peggiorava ma le sembrava d sentire un certo sollievo nel momento del disagio…ha iniziato a fidarsi.

Accogliendo la sua richiesta di “non premere sull’acceleratore”, abbiamo continuato a lavorare in piccoli step e nel giro di 5 sedute ha sperimentato di nuovo la possibilità di uscire da sola per qualche commissione senza nessun disagio. La  terapia ha avuto bisogno di qualche mese per riportare G. ad una condizione di autonomia e per stabilizzare la fiducia nelle nuove risorse acquisite ma, alla fine, il problema è stato completamente superato e non si è ripresentato nell’arco dei successivi 18 mesi.