Si parla moltissimo, negli ultimi 15/20 anni del “raggiungimento degli obiettivi”. Nel mondo della motivazione e della crescita personale è quasi un “disciplina” a sè su cui si scrivono libri, si tengono corsi e intorno alla quale si muove anche un discreto business. E’ davvero così importante? Come muoversi in questo “mondo”?
Porsi consapevolmente un obiettivo e avere un “metodo” da seguire è, senza dubbio, una scelta che aumenta di molto le probabilità di raggiungerlo.
E, raggiungere dei “target” che ci si pone contribuisce non poco ad alzare la stima di noi stessi e il livello generale di benessere psichico. Obiettivo lavoro è ai primi posti nella priorità di molte persone, ma ci possono essere anche altri scopi: il raggiungimento di una felicità amorosa, il voler perdere peso, migliorare i rapporti di coppia.
Come tutte le cose, però, anche il “raggiungimento degli obiettivi” non va “idealizzato” in se stesso ma preso per quello che è:
una metodologia ( che può utilizzare tecniche diverse di realizzazione) per rendere più guidata e sistematica (e quindi aumentare di molto le probabilità che abbia successo) la strategia che può portarci ad un traguardo desiderato.
Più della tecnica, però, vale l’atteggiamento psicologico. Nessun libro, corso, coach o psicologo potranno bastare se mi accosto loro con un atteggiamento poco funzionale. E per capire bene basta fare l’esempio delle persone che girano da un dietologo all’altro, diventano esperti di nutrizione, frequentano corsi e convegni….senza mai riuscire a perdere peso.
Ecco allora, i 7 errori di atteggiamento, più comuni, che rischiamo di fare quando decidiamo di voler “raggiungere un obiettivo”.
- Essere poco precisi: avere un’idea approssimativa e poco chiara di ciò che si vuole raggiungere e di come faremo a sapere di essere arrivati al traguardo (es. L’obiettivo “non voglio stare più male” non ci consente di sapere cosa voglio e cosa esattamente dovrà accadere affinchè io senta di essere arrivato al traguardo).
- Pensare che dipenda solo da noi: quando si individua un obiettivo da raggiungere si fa spesso l’errore di non valutare se e quanto è sotto il nostro controllo e quanto, invece, non dipenda direttamente da noi..sottovalutare questo aspetto è un errore strategico che può creare aspettative che possono essere facilmente deluse e portare ad una demotivazione generale (es. L’obiettivo “voglio essere assunto dall’azienda X” non è totalmente controllabile, posso fare alcune cose per aumentare le mie probabilità ma su una certa serie di variabili non avrò potere di incidere e devo tenerne conto).
- Delegare la responsabilità alla “tecnica”: errore molto tipico di chi si illude che qualcun’altro possa “cambiarlo” con una bacchetta magica. Ripone le sue speranze nella nuova tecnica, o in quel famoso formatore e, abitualmente, colleziona corsi e libri continuando a constatare che nessuno riesce ad aiutarlo veramente.
- Voler evitare la fatica: una seconda aspettativa fallace è quella che adoperando alcuni metodi o tecniche specifiche le cose saranno automaticamente leggere. La fatica della quotidianità di un obiettivo, invece, non può essere eliminata e se non si è disposti a fare quella fatica non si andrà molto lontano. Essere sostenuti da un metodo semplifica senza dubbio la strada, ma essa va sempre percorso in prima persona!
- Pensare che sarà un percorso lineare: troppe persone si aspettano che il percorso per il raggiungimento di un obiettivo sia come un grafico in salita lineare, dallo 0 al 100 senza interruzioni. La realtà è ben diversa poichè se è vero che la partenza è a 0 e l’arrivo a 100 il percorso sarà ben lungi dall’essere lineare, ci saranno momenti di salita e momenti di discesa, quello che conta è l’andamento complessivo che piano piano porta a raggiungere il livello stabilito. Non c’è da avere, perciò, alcuna paura dei momenti “bassi” poichè, se vissuti come passaggi compresi nel percorso potranno essere trasformati in uno slancio per ripartire.
- Non contestualizzare (non valutare le conseguenze): focalizzarsi su un obiettivo non deve voler dire non avere uno sguardo più complessivo sul resto della nostra vita, è importantissimo, infatti, considerare in fase di formulazione della strategia, gli effetti collaterali che questo obiettivo potrà avere nelle altre aree della mia vita o sulle persone che mi sono accanto e vedere se siamo disposti ad accettarli. (es. Puntare ad un lavoro all’estero può comportare doversi allontanare dalla famiglia o portarla con sè, studiare e lavorare insieme può comportare un periodo di stress maggiore e sacrificare un pò la vita sociale..ecc…)
- Averne troppo bisogno: un grande pericolo è caricare un obiettivo di aspettative esagerate soprattutto riguardo se stessi e il proprio benessere generale (ad es. Potrò stare bene solo se riesco a fare…). Avere una forte motivazione è sempre utile, ma è necessario fare attenzione a non identificare se stessi e il proprio valore con i propri successi.
Come raggiungere gli obiettivi prefissati
Sapere cosa “non fare” è molto utile a creare un buon terreno su cui poi, ovviamente, bisogna piantare per poter vedere il frutto. E’ una fase “preparatoria” necessaria ma non sufficiente.
Una volta impostato il lavoro in maniera positiva sarà più facile seguire i passaggi successivi:
- Stabilire una tempistica: è fondamentale “tempificare” un obiettivo, ovvero stabilire un tempo per raggiungerlo con una data stimata per il traguardo. Darsi un tempo è un elemento psicologicamente motivante che permette di sentirsi coinvolti nel progetto. E’ un modo di dire a noi stessi che facciamo sul serio, che siamo passati dal “desiderio” vago ad un progetto specifico.
- Stilare un piano d’azione dettagliato: la parte centrale di un processo di raggiungimento degli obiettivi è formulare una strategia, un “piano d’azione” stilato sia sul lungo che sul breve termine che ci permetta di sapere precisamente quali azioni fare e quando per poter vedere progressivi risultati. Per formulare un piano d’azione ci sono tantissime tecniche diverse, nella psicologia strategica una delle più utilizzate è la “tecnica dello scalatore”. Questa tecnica si ispira a ciò che fanno le guide alpine quando debbono tracciare un nuovo percorso: invece di partire dalla base ed arrivare alla cima, fanno il contrario. Partono dal punto di arrivo e percorrono il percorso a ritroso tracciando le varie tappe. Nel creare una strategia per il raggiungimento di un obiettivo si può procedere, allo stesso modo, “a ritroso” ovvero partendo dal punto di arrivo e immaginandosi lo stadio precedente che ha permesso di arrivare a quel punto, e così via via a ritroso fino al punto di inizio. E’ una tecnica famosissima e molto efficace che facilita tantissimo la pianificazione dell’obiettivo poichè permette di creare piccoli step o sotto obiettivi che sono perfettamente in linea, e uno propedeutico all’altro, all’obiettivo generale.
- Stabilire momenti “intermedi” di valutazione: all’interno del piano vanno previsti alcuni momenti di “valutazione” in cui ci si ferma ad analizzare se le cose stanno procedendo come pianificato, se ci sono stati degli imprevisti che portano nuove informazioni e richiedono di essere inseriti nel piano originario, andandolo a rimodulare, se, invece, pur non essendoci stati imprevisti esterni, non ho tenuto fede al piano originario per qualche difficoltà interna (paura, pigrizia, distrazione..ecc…). In questi momenti è fondamentale rinnovare con se stessi la propria intenzione a raggiungere l’obiettivo (potrei anche aver cambiato idea) e fissare il punto di valutazione successivo.
- Scegliere se procedere da soli o con l’aiuto di un professionista: l’editoria è piena di libri e corsi online di self-help sul raggiungimento degli obiettivi. Per alcune persone questo tipo di supporto è sufficiente, riescono, da soli, ad avere la giusta disciplina per automotivarsi e gestirsi. Per altre persone, invece, risulta complesso essere costanti se non si ha qualcuno accanto che monitori i propri progressi e aiuti a superare i momenti di impasse. Il fatto di stesso di dover pagare un professionista per alcune persone è un motivo vincolante ad impegnarsi e rimanere focalizzato sul proprio progetto. Non c’è una regola. L’unico suggerimento che sento di dare è valutare i propri risultati, laddove non ci siano, il supporto di un professionista potrebbe fare davvero la differenza, sempre a patto che non sia un modo per “delegare” ad un altro la fatica del cambiamento!