IPOCONDRIA
Preoccupazione legata alla paura/convinzione di avere una malattia grave

Cos’è l’Ipocondria?
L’ipocondria è stata definita, negli ultimi 50 anni come una paura e preoccupazione esagerata di avere una malattia che non si esaurisce neanche di fronte a rassicurazione medica. Nell’ultimo manuale diagnostico a cui tutti gli psicologi e psichiatri fanno riferimento, il DSM V, l’ipocondria è stata rivista completamente nella sua definizione.
E’ scomparsa, in realtà la parola “ipocondria” e ciò che veniva inteso precedentemente come disturbo ipocondriaco è stato maggiormente specificato attraverso una suddivisione in due distinti disturbi che colgono meglio una serie di specificazioni e differenze: il disturbo da sintomi somatici e il disturbo da ansia di malattia. Vediamoli meglio entrambi.
Sintomi
Disturbo da sintomi somatici: corrisponde ad un quadro generale molto focalizzato sui sintomi, ha tre specifici criteri diagnostici
- Criterio A: presenza di uno o più sintomi fisici che procurano dolore, disagio o portano un’alterazione significativa nella vita quotidiana
- Criterio B: sono presenti livelli elevati di preoccupazione relative alla salute che si esprimono con pensieri, sentimenti o comportamenti eccessivi inerenti i sintomi fisici. Ad esempio: pensieri sproporzionati e persistenti circa la gravità dei propri sintomi, un livello elevato e costante di ansia per il proprio stato di salute, una serie di comportamenti dedicati alla gestione dei sintomi che portano via tempo ed energie eccessive.
- Criterio C: sebbene possano comparire i sintomi in maniera non continuativa, la condizione di essere sintomatici, ovvero di avere sintomi fisici (molto spesso si tratta di un dolore specifico o di una condizione aspecifica come una generale stanchezza e spossatezza) deve essere presente da almeno 6 mesi
Disturbo da ansia di malattie: in questo secondo disturbo il quadro è maggiormente focalizzato sulla paura rispetto ai sintomi fisici. Ha 6 criteri diagnostici.
- Criterio A: c’è una preoccupazione di avere una grave malattia o di poterla contrarre.
- Criterio B: i sintomi fisici non sono presenti o lo sono in lieve entità, il disagio che la persona presenta, infatti, non deriva direttamente dal sintomo ma dal significato che ad esso viene dato ( la paura che stia ad indicare una specifica diagnosi infausta temuta).
- Criterio C: è presente un livello elevato di ansia e la persona si allarma facilmente riguardo al proprio stato di salute.
- Criterio D: sono presenti una serie di comportamenti eccessivi riguardo la salute (ad es. Continui controlli dei propri sintomi o richiesta di rassicurazioni a familiari, amici o medici) oppure mette in atto una serie di evitamenti disadattivi ( ad es. Evita visite, medici, ospedali…).
- Criterio E: la preoccupazione per la malattia è presente da almeno 6 mesi per quanto possa cambiare la malattia specifica temuta.
- Criterio F: la preoccupazione per la malattia non può essere spiegata da un altro disturbo mentale, quale, ad esempio, un disturbo d’ansia.
Si distinguono due tipologie di persone con Ansia da malattia: coloro che richiedono assistenza continua (controlli medici, consulti, visite ricercati in maniera ricorrente) o coloro, al contrario, che evita l’assistenza medica rimandando controlli, evitando ogni richiesta di visita e approfondimento medico.
La differenza tra i due disturbi, quindi, è soprattutto nella presenza di sintomi fisici forti e invalidanti, nel primo caso, o nella presenza, nel secondo caso, di una consistente sensazione di paura. Per il resto hanno molto in comune e, dal punto di vista della Psicoterapia Breve Strategica, vengono trattate in maniera simile, continueremo, perciò, ad utilizzare la parola “ipocondria” per definire questa tipologia di problema psicologico, pur tenendo conto delle nuove differenziazioni diagnostiche alle quali si associano delle particolari attenzioni a livello dell’intervento terapeutico.
Tipi di Ipocondria
possono presentarsi diversi tipi di paure che danno vita a specifiche ipocondrie
Ipocondria Fobica
in questa tipologia la paura certa di avere una malattia si esprime solitamente in maniera monotematica verso un’unica tipologia di patologia, come, ad esempio, la paura dell’infarto, la paura di una singola malattia specifica .
Questa tipologia ipocondriaca è caratterizzata, in maniera preponderante, da strategie di rassicurazione, come ripetuti controlli medici, e di precauzione ovvero strategie tendenti ad evitare ciò che si pensa possa contribuire al presentarsi della malattia (chi ha la paura dell’infarto, ad esempio, spesso vive evitando di fare sforzi o di provare emozioni forti).In questa tipologia ipocondriaca la paura è meno “certa”,nel senso che la persona non ha, come nella classica ipocondria, la certezza di avere già la malattia, bensi’ è terrorizzato dal poterla contrarre, e questo spiega ancora meglio il perchè ci si concentri tanto sul cercare di evitare di contrarla (ad esempio ci sono persone che evitano di andare a trovare altri malati, che evitano di stringere mani, di usare bagni pubblici..ecc..).
L’evitamento, in alcuni di questi casi, può riguardare anche le stesse visite mediche perchè, se da una parte si cercherebbe rassicurazione, dall’altra la paura può essere cosi’ forte da indurre la persona ad evitare anche i controlli medici, mettendosi cosi’, però, in una reale situazione di rischio.
Ipocondria Ossessiva
questa seconda tipologia è quella più tipicamente legata al significato generalmente condiviso della parola “ipocondria”,ovvero la paura quasi certa che una serie di sintomi che la persona rileva in sè, indichino la presenza di una malattia
.Al contrario della tipologia precedente qui i sintomi ci sono, per quanto non sia il fastidio da essi provocato il motivo della sofferenza ma, come detto, ciò che posso evocare.
Nell’ipocondria ossessiva si assiste, tra le altre cose, alla tipica migrazione dei sintomi:a seconda dei periodi, o dei sintomi del momento, la persona si convince di avere una malattia o un’altra, cosi’ come, appena rassicurato su un aspetto, ne viene fuori un altro.
La strategia che prevale, in questi casi, è la continua ricerca di rassicurazioni, ovvero di qualcuno che dica che quella malattia, cosi’ temuta, in realtà non c’è.
Per ottenere questa rassicurazione vengono messe in atto diverse azioni:la prima, più classica, i ripetuti controlli medici, che, se negativi, procurano un effetto calmante per un primo momento ma non evitano, come abbiamo detto, che poi l’attenzione e la paura si spostino su una nuova malattia; la seconda, più moderna, è la ricerca della diagnosi su internet, questa attuale possibilità, cosi’ facilmente alla portata di mano, è diventata davvero estremamente diffusa in chi soffre di ipocondria, per quanto non serva quasi mai a portare reale rassicurazione, perchè l’esito della ricerca porta spesso a risultati poco univoci, spesso si trova tutto e il contrario di tutto, aumentando la confusione e la paura; la terza modalità con cui si cerca rassicurazione sui dubbi riguardanti la propria salute è la continua richiesta di opinioni e pareri ad amici e parenti, anche in questo caso con scarsi risultati, se non l’effetto quasi certo di arrivare ad esasperare chi ci sta vicino.
Ipocondria Somatica
questa terza tipologia riguarda, invece, persone che hanno l’attenzione completamente rivolta ad uno o più sintomi fisici reali e invalidanti, ovvero che creano loro particolare sofferenza, per i quali si è alla ricerca ossessiva di una diagnosi e di una soluzione. Per chi soffre di ipocondria somatica , la paura della malattia è meno forte, in realtà, ma c’è, come già detto, una tensione quasi ossessiva verso la risoluzione del proprio dolore fisico.
Una delle strategie preponderanti è il continuo ascolto dei propri sintomi somatici e, conseguentemente, la ricerca insistente di soluzioni anche perseguendo, in alcuni casi, un abuso farmacologico e terapeutico.
Ipocondria come combatterla
le modalità attraverso le quali, chi soffre di ipocondria, nelle sue varie accezioni, cerca di trovare sollievo alla sua sofferenza, fisica e psicologica, sono chiamate, nella Terapia Breve Strategica, “tentate soluzioni” e, poichè, purtroppo, non riescono ad ottenere una reale soluzione del problema, ma al massimo un momentaneo sollievo dall’ansia, quando vengono reiterate nel tempo contribuiscono , in maniera rilevante, a peggiorare il problema e renderlo più stabile. Le abbiamo già viste nei paragrafi precedenti associate alle varie tipologie di ipocondria, elenchiamole ora brevemente.
Tentate soluzioni della persona
- Tentate soluzioni della persona
- Autodiagnosi attraverso Internet
- Continuo bisogno di sfogarsi e parlare dei propri timori
- Costante controllo dei sintomi fisici
- Comportamenti che portano ad evitare o a prendere specifiche precauzioni
Tentate soluzioni di amici, parenti e medici
- Ipermedicalizzazione: la tendenza ad assecondare il paziente nella ricerca di una diagnosi ai sintomi, sia da parte dei medici che dei familiari.In particolare si può citare il continuare a trattare farmacologicamente il sintomo senza andare ad agire sull’ansia e la paura.
- Cercare di far ragionare: tentativi continui messi in atto da medici e familiari di far ragionare il paziente ipocondriaco attraverso prove razionali, questi tentativi si rivelano estenuanti e frustranti perchè non ottengono quasi mai alcun tipo di effetto in chi è paralizzato dall’ansia e dalla paura.
TERAPIA PSICOLOGICA
Gli obiettivi di una terapia psicologica sono i seguenti:
- Aiutare la persona a ripristinare un rapporto sereno e di fiducia con il proprio corpo
- Interrompere la rassicurazione medica che include anche la ricerca diagnostica e l’autodiagnosi
- Utilizzare in maniera funzionale la socializzazione
- Portare gradualmente la persona ad evitare gli evitamenti, se ci sono
- Interrompere gli interventi disfunzionali messi in atto da amici e familiari
- Portare la persona ad un nuovo equilibrio di benessere personale
Ipocondria esperienze
Arriva nel mio studio di psicologia di Roma una bella ragazza, uso il nome di fantasia LAURA, dagli occhi espressivi, si siede e, quasi prima che potessi farle la prima domanda mi dice che sta molto male. Sta male di “stare male”.
Ovvero ha passato gli ultimi 18 mesi a rincorrere il fantasma di una serie di malattie che era certa di avere. Ansia e paura fortissima di fronte al comparire di determinati sintomi fisici, esasperata ricerca di rassicurazione medica sottoponendosi alle più svariate analisi, sensazione di rilassamento alla scoperta di non avere quella malattia per poi ricominciare da capo qualche giorno dopo con un altro sintomo che porta alla paura certa di una nuova malattia.
Laura è in continuo ascolto del proprio corpo, teme tutto ciò che accade nel suo corpo e a cui lei non riesce a trovare subito una spiegazione razionale. Un tremolio della mano, un dolore allo stomaco, una fitta al piede, un giramento di testa…ecc…danno inizio a tutta una serie di dubbi su “cosa potrebbe essere” che, nel giro di qualche ora, portano alla certezza sempre più chiara della presenza di una malattia temuta.
Ovviamente con il prezioso aiuto della onnipresente ricerca su internet che permette di trovare sempre, almeno un caso, in cui quel sintomo provato abbia una effettiva relazione con la malattia temuta.
Concorda con me quando le dico che “chi cerca trova” e anzi, le sembra che più lei si informi, più legga di malattie e più, dopo poco, le capiti di sentire proprio quei sintomi fisici letti qualche tempo prima.
Sulla scia di questa logica, durante la prima seduta, si ritrova a scoprire, forse per la prima volta veramente, che quello che lei fa per proteggersi, ovvero ascoltare continuamente le anomalie del suo corpo , i vari sintomi, per poter cosi’ capire subito se c’è una malattia, è diventato uno schema cosi’ ricorrente e rigido che in realtà ora lei non è più in grado di distinguere cosa sia vero da ciò che non lo è, quale sia un sintomo da prendere davvero in considerazione e quale, invece, frutto solo dell’ansia.
Concorda che, pur con buona intenzione di proteggersi, ora non si sente più in grado di fare una valutazione lucida e, questo si, può essere molto pericoloso.Partiamo allora da queste due prime consapevolezze e le assegno i due compiti che si utilizzano per gestire la continua focalizzazione sui sintomi corporei e per le richieste di rassicurazione mediche, soprattutto quelle virtuali.
Dopo qualche seduta la situazione inizia a sbloccarsi e la ragazza comincia a spaventarsi sempre meno di fronte ai vari piccoli segnali che il corpo a volte invia, piano piano nota che riesce a gestire sempre meglio anche il rapporto con le richieste di rassicurazione sentendone meno il bisogno. In parallelo, mano mano che la mente si libera dal dover correre dietro a tutte le ipotetiche malattie possibili.
Laura sente rinascere il desiderio di riprendere in mano una serie di attività e progetti accantonate e, ovviamente, ricominciare ad attivarsi ha un effetto benefico su di lei e sul suo stato fisico tanto da poter affermare , dopo qualche mese di terapia, che gli strani sintomi che prima si presentavano di continuo non appaiono più e, quelle poche volte che arrivano, sa ormai come comportarsi per non farsi più ingabbiare dalla paura.
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BIBLIOGRAFIA
Bartoletti A.,Nardone G. “La paura delle malattie” 2018