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DISMORFOFOBIA

Come tutte le dinamiche di tipo ossessivo, si alimenta con il tentativo di controllo

1) Cos’è la Dismorfofobia?

Il DSM-IV TR individua tre criteri diagnostici per il disturbo di dismorfofobia:

  • Preoccupazione per un supposto difetto nell’aspetto fisico. Se è presente una piccola anomalia, l’importanza che le dà la persona è eccessiva;
  • La preoccupazione causa un disagio clinicamente significativo (nel lavoro, nelle relazioni sociali)
  • La preoccupazione non risulta attribuibile ad altro disturbo mentale

2) Cosa fa la persona afflitta da questo disturbo per cercare una soluzione?

Chi soffre di disturbo dismorfofobico tende a mettere in atto i seguenti tentativi di soluzione per cercare di gestire e risolvere il problema:

  • parlarne spesso con amici e familiari
  • chiedere rassicurazioni
  • controllarsi frequentemente ( es. allo specchio)
  • evitare ( di uscire, di frequentare determinate persone o situazioni)
  • camuffare il proprio punto debole
  • ricercare i segnali che gli altri lo scherniscono (avere sempre l’attenzione puntata su ciò che gli altri possono dire o pensare del proprio difetto fisico)

3) Come si struttura il disturbo?

Alla base di un disturbo dismorfofobico c’è una percezione ossessiva/paranoica che interessa una parte del proprio corpo considerata “difettosa” in modo estremamente esagerato.

Questa percezione porta la persona a tenere fissa l’attenzione su questa parte di sé, sviluppando un controllo ossessivo verso la parte stessa e verso le possibili reazioni di scherno che gli altri possono avere verso di lui proprio a causa del suo difetto.

Come tutte le dinamiche di tipo ossessivo, esse si alimentano con il tentativo di controllo (della parte stessa e del suo camuffamento) che, lungi dal portare ad un ridimensionamento del problema e della propria percezione di esso, invece, lo alimentano.

4) Cosa fanno le persone intorno (amici, familiari, colleghi….) per aiutare il loro caro?

Come per molti altri disturbi, gli amici e familiari rischiano, con le migliori intenzioni, di andare a sostenere e far peggiorare il disturbo , in questo caso specifico accettando di dare ogni volta rassicurazione ai dubbi e alle paure, tenendo sempre il discorso, e quindi l’attenzione, sul tema, e cercando di convincere, con ragionamenti razionali, il proprio caro dell’infondatezza delle sue percezioni.

5) E’ possibile guarire? Che risultati ottiene la terapia breve strategica?

Come per tutti i disturbi d’Ansia e non solo, la Psicoterapia Breve Strategica ha testato negli anni un protocollo specifico per questo disturbo con strumenti specifici che vanno ad interrompere le tentate soluzioni disfunzionali e, di conseguenza, la struttura che mantiene il disturbo, con risultati molto alti.