L’avvento della pandemia mondiale per Covid19 ha portato con sé anche una serie di disagi psicologici ad essa correlati. Molti studi sono già in corso, altri se ne faranno nei mesi prossimi, un quadro chiaro di tutte le conseguenze psicologiche legate al Covid19 le avremo strada facendo.
Alcuni dati, però, e l’osservazione clinica di questi mesi di colloqui con tante persone, permettono di poter iniziare già ora a tracciare alcune linee guida che possano essere di sostegno nell’affrontare una difficoltà così imprevista, inedita e piena di implicazioni sotto tanti punti di vista ( medici, psicologici, pedagogici, economici, sociali…).
Depressione da Covid Sintomi
Tendenzialmente, fino ad ora, sono stati osservati per la maggior parte disturbi di tipo ansioso e depressivo. Entriamo un po’ più nel dettaglio della possibili difficoltà psicologiche osservate in questi mesi:
- Ansia generalizzata: presenza di sintomi ansiosi ( tachicardia, dispnea, giramenti di testa, tensioni muscolari, sudorazione, vampate di calore….) più o meno acuti che si presentano in vari momenti della giornata, spesso al risveglio, o rimangono come tensione in sottofondo per la maggior parte del tempo.
- Ipocondria e ansia delle malattie: paura e/o certezza di aver contratto il virus covid 19, stati di forte agitazione ed ansia legati a sensazioni ed espressioni del corpo ritenute sintomatiche, controllo continuo dei sintomi del proprio corpo, richiesta continua di rassicurazione presso medici o parenti, ricerca di informazioni e “autodiagnosi” attraverso il web
- Disturbo ossessivo compulsivo: in questo tipo di disturbo la paura del contagio provoca forti sintomi ansiosi che la persona riesce a calmare solamente mettendo in atto una serie di “rituali” preventivi ( per evitare tutto ciò che potrebbe essere contagioso) o riparatori ( per annullare gli effetti di eventuali possibili contatti pericolosi); i rituali , nella gran parte dei casi, funzionano..ovvero hanno l’effetto di abbassare l’ansia e questo fa sì che la persona sia portata a ripeterli più e più volte per rafforzare la sensazione di sicurezza che essi inducono. L’esperienza di chi soffre di questo tipo di disturbo, però, conferma che più i rituali vengono attuati e più non se ne riesce a fare a meno, non solo, più se ne creano altri aggiuntivi per scongiurare la propria paura. Si passa così, ad esempio, da lavarsi le mani più volte, a lavaggi complessi e molto lunghi con detersivi di varia natura, anche poco indicati per la pelle umana, da mettersi un paio di guanti a indossarne tre o quattro uno sopra l’altro, da uscire solo con tutta una serie di protezioni a non uscire affatto per maggior sicurezza….e così via. Proprio perché i rituali “funzionano”, ovvero portano ad una sensazione di abbassamento dell’ansia, le persone non riescono più a liberarsene chiudendosi, però, con il tempo, in una spirale di comportamenti da attuare sempre più vincolanti e stringenti da non permettere più una vita normale.
- Disturbo acuto da stress: se la persona ha vissuto un evento traumatico legato al covid ( isolamento, positività, morte di un familiare, anche lo stesso lockdown improvviso di Marzo è stato per alcuni vissuto come traumatico) può sviluppare nei giorni successivi un Disturbo Acuto da Stress ( se i sintomi emergono a settimane di distanza, invece, si parla di Disturbo Post Traumatico da Stress). Sintomi di ansia, disturbi del sonno, umore instabile, immagini e flashback che si impongono improvvisamente nella mente, sensazione di continua pressione e stress, desiderio di evitare alcuni ricordi e pensieri…ecc… possono essere i sintomi che caratterizzano questo disturbo ( non è necessario che siano presenti tutti).
- Depressione: calo improvviso e continuativo dell’umore, sensazione di tristezza, angoscia e grande fatica, perdita di speranza e di pensieri positivi e costruttivi, mancanza di energie anche rispetto ad azioni semplici e quotidiane come lavarsi, cucinare, lavorare. Chi sperimenta questo tipo di disturbo, più o meno forte, può anche sentire un forte senso di solitudine, di distacco dalle altre persone, anche conviventi, può avere disturbi nel sonno e nell’alimentazione.
In alcuni casi si è osservato che la situazione pandemica con tutto ciò che ha comportato, ha ridato forza a disturbi che la persona aveva anche precedentemente ma che percepiva come poco invasivi o comunque gestibili. In altri casi, invece, l’esperienza in sé è stata la scintilla che ha dato l’avvio a sensazioni di paura, angoscia, terrore, scoraggiamento sulle quali, piano piano, si è andata a costruire una dinamica disfunzionale.
Cosa fanno solitamente le persone che sperimentano queste difficoltà?
- Ansia: chi ha iniziato a soffrire di sintomi ansiosi, in questi mesi, è possibile che abbia iniziato a mettere in atto alcuni comportamenti per cercare di gestire e risolvere il disagio creato dall’ansia.
Primo fra tutti l’evitamento: evitare luoghi, persone, pensieri, stimoli che possano creare ansia e agitazione è l’azione principale che viene spontaneo mettere in atto alle persone che soffrono di ansia. Evitare permette, senza dubbio, una minore esposizione a ciò che viene percepito come pericoloso e , di conseguenza una diminuzione dei sintomi ansiosi ( se non mi espongo al pericolo non sento ansia). Il problema di questa soluzione è che più viene messa in atto, più indebolisce la persona. Chi evita, infatti, sta implicitamente dicendo a se stesso di non essere in grado di affrontare quel determinato ostacolo che lo spaventa, inoltre, ogni volta che evita qualcosa si sentirà ancora più impreparato e incapace di affrontarla la volta successiva perciò continuerà ad evitare attivando una serie di comportamenti protettivi che lo chiuderanno in una gabbia…molto sicura…ma sempre una gabbia.
Un secondo comportamento messo molto spesso in atto è la ricerca di rassicurazioni. La persona cerca di capire se quello che teme può davvero accadere e lo fa in tre modi , generalmente: 1) chiedendo l’opinione di parenti e amici ( “tu cosa ne pensi? Secondo te mi sono contagiato?…ecc…”), 2) ricorrendo a consulti medici o analisi diagnostiche senza che ci siano i presupposti per farlo ( es. tampone, sierologico, misurazione della febbre o della saturazione del sangue…ecc..), 3) facendo una ricerca su internet.
Il problema è che queste azioni rassicurano ben poco: dopo un breve momento di calma, infatti, sorgono nuovi dubbi assillanti che la persona affronta ritornando a cercare ulteriori rassicurazioni che aprono a nuovi dubbi…e così via.
- Depressione:chi sperimenta angoscia e umore depresso è più facile che tenda a mettere in atto comportamenti di rinuncia, al piacere, prima di tutto, per incapacità di provare interesse per qualcosa, alla cura di sé, alla cura delle relazioni. La persona passa molto tempo all’interno di pensieri angoscianti e catastrofici in cui non c’è più spazio per l’azione pratica poiché vista come inutile o frustrante di fronte al male che sente incombere su di sé.
Depressione da Covid Rimedi
Senza alcun dubbio, di fronte a sintomi invasivi e una situazione di disagio che non tende a diminuire, la cosa migliore è consultare un professionista che possa intervenire subito prima che il disagio divenga troppo strutturato e crei problemi ancora peggiori.
In ogni caso ci sono alcuni consigli che possono da subito andare in aiuto concretamente a chi sta avendo conseguenze psicologiche dovute alla situazione di Pandemia da Covid 19 di questi mesi:
- Evitare di evitare: è importante ricordarsi che più evitiamo più il problema aumenta. Non possiamo evitare tutto ciò che è potenzialmente pericoloso ( ci sono persone che non riescono più neanche a fare la spesa, ad esempio) ma dobbiamo affrontare i pericoli con gli strumenti adeguati. In questo momento dobbiamo trovare un equilibrio tra essere disciplinati nel mettere in atto costantemente i comportamenti protettivi ( mascherine, igiene, distanziamento…) e portare avanti le attività che la vita ci richiede, almeno quelle basilari ( lavoro, scuola, spesa, visite mediche…ecc…).
- Convogliare la ricerca di aggiornamento e informazioni sulla pandemia in uno o due momenti al massimo della giornata: vedere continui telegiornali, rubriche, notizie online non fa altro che aumentare la nostra attenzione e tensione sull’argomento. E’ giusto rimanere informati ma è sufficiente farlo una o due volta al giorno, il resto del tempo cerchiamo di mettere la nostra attenzione su argomenti diversi.
- Avere una routine anche se si lavora in smartworking: alzarsi, lavarsi, vestirsi, truccarsi….insomma curarsi come se dovessimo uscire anche se non dobbiamo farlo è molto importante e utile per la nostra mente. Così come cucinare regolarmente e fare un po’ di attività fisica: insomma evitare di “lasciarsi andare” e trascurarsi solo perché “tanto non mi vede nessuno”. Tu ti vedi, e questo è più importante dello sguardo di una persona esterna.
- Coltivare le relazioni: per quanto possibile è fondamentale non isolarsi troppo. Che sia vedendosi dal vivo, che sia online, è importante per contrastare gli effetti psicologici di questo momento complicato, sentire dei legami intorno a noi. Magari pochi ma stabili e capaci di accogliere un nostro momento di fragilità e restituirci affetto.
- Dedicare una parte del tempo a qualcosa di piacevole: leggere, suonare, dipingere, cantare, fare sport, costruire….qualsiasi cosa in cui sia possibile incanalare le proprie emozioni e ricaricarsi. Una parte della nostra giornata, o se non è possibile almeno una parte della nostra settimana, oggi più che mai, deve essere dedicata a qualcosa di ricreativo, creativo e rilassante.
- Darsi il permesso di provare le emozioni così come sono: troppo spesso “giudichiamo” le emozioni che proviamo (“non dovrei avere paura, sono una cattiva persona se provo rabbia, non posso essere triste con tanta gente che soffre più di me…”). Questi giudizi tendono a razionalizzare le emozioni e non permettono loro di “trovare il giusto spazio” per fluire dentro di noi. E perché dovremmo farle fluire, potreste chiedermi, se poi ci fanno soffrire? Perché solo facendole scorrere possono andare via. Solo fluendo passano oltre. Se le blocchiamo sembrano scomparire per poi ritornare più forti e distruttive.
Un modo molto utile per far fluire le emozioni è scriverle: darsi uno spazio quotidiano di 15/30 minuti per scrivere tutto ciò che proviamo, che ci assilla, che ci spaventa, che ci fa arrabbiare…così come viene, senza filtro, senza neanche rileggerle…questo esercizio, se fatto costantemente, aiuta tantissimo a riprendere lucidità e a scaricare le emozioni negative legate ad ansia e depressione.
Storia di L.
L. è una giovane donna di 28 anni che mi chiama , dopo l’estate, per chiedere la possibilità di essere aiutata in quanto ha sviluppato una forte ansia dopo il lockdown.
Quando ci sentiamo mi descrive i suoi sintomi in questo modo: “non faccio altro che pensare alla possibilità della morte, questi pensieri non mi permettono più di lavorare e relazionarmi con gli altri, ho problemi ad addormentarmi e mi sveglio con una forte ansia che mi chiude lo stomaco tanto da non riuscire a mangiare fino alla tarda mattinata”.
Andando ad approfondire la sua storia mi racconta di avere vissuto, a suo avviso, abbastanza bene il periodo di chiusura in casa e di aver iniziato a sentire i sintomi da Maggio, al momento di poter tornare ad uscire. Questa dinamica si è presentata in molte persone che, dopo lo shock iniziale, si sono come “abituate” ad un equilibrio protetto all’interno delle mura domestiche e hanno sperimentato lo scatenarsi dell’ansia solo quando sono tornate a confrontarsi con il mondo esterno, ormai percepito come pericoloso e minaccioso.
L. mi racconta che, nei mesi in cui è stata chiusa in casa, con la sua famiglia, ha sviluppato una routine in cui , oltre alle ore lavorative svolte da casa, il resto del tempo veniva impiegato a parlare del virus e ad informarsi attraverso i programmi tv o internet. L’appuntamento delle 18, con il conto dei contagi giornalieri , era diventato per lei irrinunciabile e tutte le ore successive erano dedicate a commentare quanto sentito sia in famiglia che con i colleghi e gli amici.
Puoi chiamami al numero 3772795735 per chiedere un breve colloquio conoscitivo telefonico gratuito
Nei mesi successivi, di fronte alla ripresa delle attività lavorative e della possibilità di uscire, la sua unica risorsa, o meglio, quella che le era sembrata la più logica, per gestire l’ansia che sentiva addosso ogni giorno, era stata quella di iniziare ad evitare ciò che poteva essere pericoloso: incontrare amici, uscire se non per lo stretto necessario, rimandare ogni cosa che potesse essere rimandata.
Abbiamo fatto insieme una serie di sedute online di psicologia per aiutarla a gestire meglio questa situazione e la prima consapevolezza che è emersa è stata quella di dover cercare di “ fare maggiore silenzio” intorno a tutta la vicenda. Il continuo scambio di rassicurazioni e opinioni con amici e parenti aveva, in quei mesi, fatto da amplificatore delle sue paure. All’inizio le sembrava di sfogarsi e stare un po’ meglio ma sul lungo non faceva altro che tenere la sua mente fissa lì, su un problema che non era neanche in suo potere risolvere.
Già questa prima azione ha modificato la sua percezione ansiosa, parlandone di meno la paura diminuiva insieme ai sintomi ansiosi che la accompagnavano.
Poi, piano piano, abbiamo affrontato il resto, in particolar modo tutti gli evitamenti così sapientemente perseguiti, e trovato un nuovo equilibrio per affrontare una situazione così inedita, così grande, così sconosciuta.
Nell’arco di poche sedute l’ansia è completamente sparita e L. ha potuto raggiungere una nuova consapevolezza su se stessa, sulle sue debolezze e , soprattutto, sulle sue risorse.