La vita di coppia è inevitabilmente costellata da momenti di conflitto, due persone che condividono la vita non possono non fare l’esperienza dello scontro. Se da una parte, quindi, pensare di eliminare il conflitto nella coppia è utopistico, dall’altra c’è una soglia che esso non deve superare per poter comunque rendere funzionante la coppia e far sì che l’esperienza rimanga costruttiva e non distruttiva.
Visto che dobbiamo necessariamente confrontarci con lo scontro sarà molto utile, allora, capire come poter gestire il conflitto al meglio e quali sono gli elementi che, più di altri, creano aree potenziali di conflitto.
Averne consapevolezza è come poter sapere in anticipo che tempo farà oggi e attrezzarmi di conseguenza: potrà anche piovere ma io non mi bagnerò. Dalla mia esperienza clinica di lavoro con le coppie ecco i 7 elementi che, più di altri a mio avviso, portano a conflitti anche di grande portata, se mal gestiti. Leggeteli per bene e fateli vostri, sono un ottimo metodo per uscire da una crisi di coppia e recuperare un rapporto che si sta deteriorando. Nella terapia di coppia che quotidianamente affronto con i miei pazienti, sono temi che vengono quasi sempre a galla.
Gestire lo stress nella coppia
con stress intendiamo un momento più o meno lungo in cui uno dei due partner è sottoposto ad una pressione particolare dall’esterno. Un problema di lavoro o di salute, per esempio, possono sottoporre la persona ad un sovraccarico di pensieri, emozioni, attività da gestire, mancanza di riposo e di relax, ed influire così sul suo equilibrio e benessere generale. In questo caso il problema non riguarda la coppia in sé, ma il suo livello di resilienza ovvero di reazione, quando uno dei due, improvvisamente, si trova in un momento di sofferenza. Ecco alcuni consigli per gestire bene questi momenti:
- Parlare chiaramente: è molto importante che il partner chiarisca all’altro il motivo del suo malumore e del suo essere meno disponibile, niente silenzi e chiusure perché l’altro sarà molto più disponibile ad aiutare e sobbarcarsi il carico che lui/lei non riesce a gestire, se capisce cosa sta succedendo e soprattutto ha chiaro che non è lei/lui la causa del problema che affligge il partner.
- Durata limitata: i periodi di stress creano un naturale squilibrio poiché il peso della coppia, o della famiglia se ci sono anche i figli, non è più equamente distribuito. E’ normale perciò, che questi periodi, per non provocare danni , debbano essere limitati, avere una durata che permetta di intravederne la fine. E’ vero che spesso ciò non dipende direttamente dalla persona sotto stress (nel caso di una malattia per esempio o di un problema di lavoro) ma, passato il periodo di emergenza, anche se il motivo del problema non si è completamente risolto bisognerà comunque trovare un nuovo equilibrio ed attivare risorse che supportino la coppia, per non gravare eccessivamente sull’altro partner .
- Saper chiedere aiuto: in diretta conseguenza del punto precedente, è importante saper comprendere quando non riusciamo da soli a risolvere il problema all’origine dello stress, o se il periodo di stress diventa più lungo e intenso di quanto previsto, e attivarsi per chiedere un aiuto professionale di supporto.

Rapporti con la famiglia di origine – la Suocera
una delle maggiori cause di crisi e di successivo divorzio sono i rapporti con le rispettive famiglie di origine, tema che sempre due partner si trovano ad affrontare e che può davvero essere portatore di grandi conflitti. La famosa “suocera” che mette il naso dappertutto è ancora una realtà viva nelle famiglie.
Questo accade perchè non è solo una questione di legami affettivi, la famiglia di origine rappresenta la propria storia, tutto quello che, in qualche modo, mi rappresenta (dalla ricetta della nonna che “si fa solo così”, a idee e valori appresi e vissuti) e che sarà per forza diversa da quella del mio partner. E’ il passato di entrambi che “entra” nel presente e porterà con sé tutti i conflitti e problemi non risolti del singolo.
La soluzione è in un fenomeno chiamato “desatellizzazione” ovvero un processo di crescita che dovrebbe portare, in maniera naturale , a staccarsi sempre di più dalla famiglia di origine per proiettarsi verso il mondo esterno. E’ un processo legato alla maturazione del singolo individuo che dovrà affrontare eventuali problemi e legami patologici non risolti con i genitori per potersene liberare e gestire la relazione in maniera adulta.
Gestione dei Figli
se i genitori sono il “passato” che invade il presente della coppia, i figli sono un elemento che “decentra” lo sguardo dei partner che, diventando genitori, allargano il loro sguardo fuori dalla coppia. E’ una dinamica naturale poiché i bambini piccoli richiedono enormi e continue attenzioni. La nascita di un figlio porta un cambiamento nel sistema coppia, che va elaborato e accettato, per poter essere vissuto serenamente e senza conflitti.
Aspettative dal proprio compagno o compagna
creare aspettative nella nostra mente è un processo cognitivo molto utile, ci permette di orientarci nella complessità della realtà e di prevedere alcuni comportamenti funzionali in determinate situazioni. Il problema nasce quando esse diventano “rigide”, quando non siamo disposti a piegarle per andar incontro alle esigenze del proprio partner. Cosa vuol dire? Le aspettative possono essere rigide per diversi motivi:
- quando sono “caricate” di eccessive emozioni , ad esempio, la mente ha già un immagine precisa di quanto dovrà avvenire per potermi rendere felice e se non accade esattamente ciò che io ho immaginato, nel modo in cui l’ho immaginato, nasce la delusione e la frustrazione;
- quando alimentano il desiderio di “controllo”della realtà, ho bisogno che le cose vadano come le ho immaginate per sentirmi al sicuro e tranquillo, in questi casi ogni minimo imprevisto e cambiamento mi destabilizza;
- quando fanno parte di una visione del mondo “ideologica e rigida” ovvero quando la persona vive all’interno di credenze molto strutturate (filosofiche, politiche, religiose) che non contemplano sfumature, è bianco o nero, è giusto o sbagliato, è amico o nemico.
Imparare a rendere più flessibile la nostra mente è parte di un processo psicologico di crescita personale che può essere fatto con un professionista.
Lui o Lei non mi capisce
pensare che l’altro veda la realtà nel mio stesso modo e ragioni come me è una delle più comuni fonte di conflitto che si esprime in tre modi specifici:
- “poiché io affronterei la tal cosa in questo modo mi aspetto che anche lui/lei faccia lo stesso”
- ”se mi ama dovrebbe capire quello che ho e anticipare i miei bisogni”
- “se si comporta così..vuol dire che…”
Questi presupposti che utilizziamo nella comprensione di ciò che l’altro dice o fa creano tantissime incomprensioni che, se reiterate nel tempo , possono davvero portare a forti conflitti e rotture della relazione. Qui si entra nel campo della comunicazione e di come imparare a renderla davvero efficace per conoscere l’altro , capirlo, rispettarlo, e allo stesso tempo per farci conoscere, capire e rispettare. Troppe persone ancora pensano che parlare equivalga a comunicare!

INCAPACITA’ A GESTIRE LE PROPRIE EMOZIONI:
elemento importantissimo in una coppia. Quanto più sono incapace di gestire le mie emozioni (soprattutto quelle negative) tanto più rischio di utilizzare il mio partner come “discarica emozionale”, una specie di cestino della spazzatura dove gettare tutta la mia tristezza, rabbia, delusione , paura che non derivano da lui ma da altre situazioni esterne.
Per quanto potersi “sfogare” con l’altro sia un’azione normale in una dinamica di coppia, c’è sempre una misura che non va superata perché l’altro non è colui che deve “risolvere” o “curare” le mie ferite, potrà accogliere i miei sfoghi ma non potrà “vivere” al posto mio le mie frustrazioni. Più ho gli strumenti per gestire paura , rabbia e dolore meno sovraccaricherò l’altro di essere responsabile del mio equilibrio e benessere emotivo
MANCANZA DI UN OBIETTIVO COMUNE
ultimo..ma non certo in ordine di importanza, questo elemento, è inerente ad un significato più “alto” che la coppia dovrebbe avere. Avere un obiettivo comune vuol dire avere un motivo per stare insieme, che non sia il mero “mi fa stare bene” (motivo di unione troppo fragile se è l’unico che unisce due persone).
Quando due persone hanno un motivo per stare insieme che li trascende, ovvero è “più alto” di loro e delle loro necessità personali, hanno una maggiore forza per superare le tempeste e i momenti difficili, perché hanno un motivo, un sogno. La mancanza di un obiettivo condiviso rende la coppia più fragile perché nel momento del conflitto non troveranno un motivo realmente valido per entrambi per fare la fatica di superarlo.
Per fissare un appuntamento per una terapia di coppia ed uscire dalla crisi potete andare nella pagina dei contatti oppure chiamare la DOTTORESSA direttamente al 3772795735.