In che modo la psicologia, ed in particolare la psicoterapia breve strategica, può mettersi a disposizione delle persone anziane, nella terza fase della vita? Quando può essere utile chiedere un sostegno psicologico? Con quali attese di risultato e come può aiutare ad invecchiare bene?
Approfondiamo tutti i dettagli.
Scetticismo “ non serve a niente, non ci credo alla psicologo”: una delle obiezioni più comuni, legata anche ad una formazione culturale che, fino a poco tempo fa, riservava solo ai “pazzi” il sostegno di uno psicologo. In qualche modo, per una persona anziana, lo psicoterapeuta può essere visto come una figura professionale poco conosciuta, sicuramente molto lontana dall’essere considerata alla stregua di un medico.
L’idea di poter migliorare il proprio stato “parlando” con qualcuno può apparire poco possibile. E’ giusto e naturale che si possa pensare questo, allo stesso tempo, noi che facciamo questo lavoro e che ne conosciamo le reali potenzialità, non possiamo non comunicare quanto, ad oggi, la psicoterapia abbia la possibilità di aiutare chi è in difficoltà a modificare il proprio stato, a trovare delle nuove soluzioni, a riscoprire delle risorse nascoste o sepolte, a trovare nuove energie per affrontare i problemi, a rileggere gli eventi del passato per poterli lasciare alle spalle. Un luogo in cui darsi il permesso di fermarsi a riflettere insieme ad una guida esperta capace di portare quella riflessione in acque navigabili.
Non si è mai vecchi per lo psicologo
Disfattismo “ormai sono vecchio per cambiare”: ci sono poi, persone che credono alla possibilità che una terapia psicologica sia utile, in generale, ma non lo credono utile per loro stessi, pensando che, ormai sia troppo tardi per cercare di cambiare qualcosa. E’ molto diffusa, infatti, l’idea che un cambiamento psicologico non sia compatibile con l’avanzare dell’età.
Per quanto ci siano, senza dubbio, differenze di natura neurologica dovute all’età e una minore elasticità cognitiva dovuta a pensieri e comportamenti messi in atto in modo abituale per anni, questo, a mio avviso, non mina in alcun modo la possibilità di attingere alle risorse interne per poter elaborare il proprio stato di difficoltà e trovare delle nuove possibilità di soluzione agli eventi e agli stati del presente.
La differenza, in questi casi, la fa il terapeuta che deve trovare il giusto approccio e comprensione della persona che ha di fronte e gli strumenti migliori per stimolare e mettere a proprio agio chi si è rivolto a lui per un sostegno.
“Il passato è passato non posso farci più niente”: questa, in realtà, è una “sacrosanta verità”….il passato non si può cambiare, nessuno può farlo. Quello che, però, si può modificare è quanto quel passato invada ancora oggi, il presente delle persone e lo condizioni in negativo. Il problema del passato, infatti, è che, a volte, diventa un eterno presente. Se eventi del passato, dolorosi o traumatici, non vengono elaborati bene, il loro ricordo può continuare a tormentare le persone con sensi di colpa, sensazioni angosciose, rammarico per come le cose sono andate, rabbia verso se stessi o verso altri che hanno causati quegli eventi….e tutto questo impedisce alle persone di poter, seppur con fatica, costruire qualcosa di nuovo nel presente.
La psicoterapia, in questi casi, può davvero aiutare molto. Non può cambiare ciò che è avvenuto, ovviamente, ma alleggerire il carico che le persone portano con sè, e permettere di usare le nuove forze ritrovare, per gustare di nuovo un pò di vita presente.
I BISOGNI DELLA TERZA ETA’
La psicoterapia rivolta a persone in età avanzata, può avere due fondamentali obiettivi: il primo è comune a qualunque altra fascia d’età, ovvero affrontare e risolvere problemi di natura psicologica quali ansia generalizzata, fobie, attacchi di panico, disturbo ossessivo compulsivo, ossessioni, depressione, disturbo da stress post traumatico; il secondo obiettivo, invece, è più legato ad un sostegno psicologico per poter elaborare e affrontare i cambiamenti e le situazioni legate all’età, come ad esempio:
- Colmare la solitudine
- Elaborare la decadenza fisica e cognitiva
- Attribuire un senso a questa fase della vita
- Affrontare la paura delle malattie e della morte
- Orientare lo sguardo al presente e al futuro (non farsi invadere dal passato, accettare i cambiamenti sociali e le evoluzioni tecnologiche)
COME FUNZIONA LA PSICOLOGIA PER ANZIANI E COSA PUO’ FARE
La terapia breve strategica si struttura, generalmente, in un incontro dal vivo ogni due settimane; fra un incontro e l’altro vengono dati piccoli compiti, prescrizioni o esercizi da eseguire per iniziare a sbloccare il problema che si vuole risolvere. Durante il primo incontro, oltre a conoscersi e stabilire una prima relazione reciproca, si fissa l’obiettivo della terapia, il problema centrale a cui si vuole trovare soluzione e sul quale verrà monitorato il positivo esito della terapia.
Ogni terapia si costruisce intorno alla persona, al suo mondo, al problema che porta e alle sue caratteristiche di personalità. E’ possibile però delineare alcune caratteristiche che sono sempre presenti in ogni percorso terapeutico:
- Accogliere : ovvero fornire un luogo e un tempo in cui dedicarsi a riflettere in maniera costruttiva su se stessi e la propria vita
- Elaborare : fornire alla persona gli strumenti concreti per elaborare i vissuti e le emozioni che essi suscitano
- Riorientare: sostenere la persona nell’atto di spostare lo sguardo e le energie sul futuro e su nuovi progetti personali , non necessariamente legati ad un ruolo sociale o familiare
- Sbloccare patologie psichiche come ansia, panico, depressione
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